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Ecologia e ambiente

Sì, ma e l’avocado?

“Essere vegetariani è una moda, c’è troppo benessere” “Essere vegani costa troppo”

Da quando non mangio più carne, mi è capitato spesso di sentire che essere vegetariani e vegani è più costoso di essere onnivori e che solo radical chic che vivono con mamma e papà possono permettersi certi lussi.

Ma è davvero così?

  • Essere vegetarani/vegani è costoso?

Se siete abituati abituati a mangiare solo cibi già pronti, allora potreste notare un aumento nella vostra spesa, ma soprattutto noterete che c’è meno scelta per  chi non mangia prodotti di origine animale.

Le alternative vegetali alla carne e agli affettati, ad esempio, hanno talora costi abbastanza elevati e spesso anche i prodotti dolciari già pronti.

In realtà, però, a ben vedere le basi di una corretta alimentazione onnivora prevedono un consumo regolare di frutta, verdura e cereali. Quindi, una buona parte dell’alimentazione vegana non ha nulla di diverso dalla dieta mediterranea.

Ciò che differisce sono soprattutto le fonti proteiche, in quanto le proteine di origine animale sono sostituite dalla proteine vegetali, legumi e soya principalmente.

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Essere vegetariani o vegani non richiede quindi un investimento economico maggiore, in quanto legumi e soya costano decisamente meno rispetto alla carne o al pesce di buona qualità.

Semplice no?

A conti fatti, quindi, una spesa vegana si rivela in realtà più economica di una spesa onnivora.

I cosiddetti sostituti vegetali (hamburger vegetali, salsicce vegetali già pronte, ecc.) sono molto pratici nel periodo di transizione verso una dieta vegetale e in tutte quelle occasioni in cui si vuole avere qualcosa di pronto e rapido da consumare. Rimangono, però, un’eccezione da concedersi ogni tanto! (a me, ad esempio, non piacciono e non ne acquisto praticamente mai)

  • Essere vegetariani/vegani è una moda legata al “troppo benessere”?

Senza voler rispondere alla provocazione di chi la ritiene una moda, dirò solo che non solo non è legata al troppo benessere, ma anzi nasce proprio per combattere un regime alimentare frutto del troppo benessere.

Le terribili condizioni a cui l’uomo costringe gli animali da allevamento sono determinate proprio dal fatto che le nostre abitudini, ora, il nostro “benessere” ci portano a considerare normale avere un piatto a base di carne e latticini ogni giorno in tavola.

Non a caso le patologie cardiovascolari (che sono la prima causa di mortalità al mondo) e il diabete, sono chiamate malattie del benessere, e sono strettamente correlate con un’alimentazione scorretta, ipercalorica, ricca di grassi saturi e zuccheri semplici non certo ad una dieta a base di vegetali, che invece si è rivelata protettiva nei confronti delle patologie succitate.

  • Sei vegano e mangi avocados?

In una settimana mi sono capitati sottomano ben tre articoli che spiegavano, cito, “perché i vegani non possono mangiare gli avocados”.

Questi articoli spiegavano che un vegano doc non può mangiare avocados perché la loro coltivazione sta influenzando negativamente l’economia di molti paesi in via di sviluppo e quindi il loro consumo non è considerato etico.

Quindi, se un vegano dice di non consumare alimenti animali anche per motivi ambientali, consumando avocados si contraddirebbe.

Indubbiamente, le piante di avocado richiedono moltissima acqua per la loro produzione. L’aumentata richiesta di avocados in Europa sta contribuendo alla deforestazione di ampie aree, ad esempio in Messico, dove terreni prima adibiti a colture diversificate ora sono diventate monocolture di avocado.

Consumare un alimento solo per moda può in effetti avere conseguenze devastanti a livello globale.

Ma in questo momento mi interessa soffermarmi sullo spirito dell’articolo, il cui senso non era tanto sensibilizzare ad un consumo consapevole di certi prodotti (che peraltro non sono assolutamente un’esclusiva dei vegani, dal momento che nei ristoranti ho visto molte volte toast di avocado con salmone o uova, per non parlare dei ristoranti giapponesi che lo usano per la preparazione del sushi), quanto piuttosto puntare il dito.

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Il senso degli articoli è:

“Io non faccio assolutamente nulla per contribuire ad un modo di vita più etico e responsabile. Mi dà fastidio che tu ci provi. Quindi o sei vegano, ti sposti solo a piedi, ti vesti coi sacchi di juta, oppure sei incoerente e  tanto vale che mangi carne e latticini ogni giorno come me così anche io posso sentirmi meno in colpa.”

Da un lato, è comprensibile che qualcuno possa sentirsi messo in discussione, data l’importanza che ha il cibo anche a livello culturale.  Ma la reazione non dovrebbe essere “cerco a tutti i costi il pelo nell’uovo nel tuo comportamento, così se sei in difetto anche tu, mal comune mezzo gaudio”. Dovrebbe, semmai, essere :

Io, che cosa sto facendo per rendere il mondo un posto più vivibile?

L’esempio dell’avocado rende bene l’idea di come un’abitudine, estesa a milioni di persone, su scala globale fa la differenza eccome! Quindi non è proprio vero che come singoli individui non possiamo fare nulla.

Voi, in che modo contribuite a rendere il mondo un posto migliore?

 

 

 

 

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